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giovedì 15 marzo 2012

La Valigia Sul Letto...

Destinazione Dolce Vita
Pronti per il we? Badì ha la valigia pronta... destinazione l' Urbe per antonomasia... la Città Eterna... la prima grande metropoli dell'umanità... insomma avete capito, vero?! Si parte per ROMA... to jump on a bench!
Abbiamo una missione da compiere, anzi due. La prima è andare alla scoperta di nuove curiosità per il Badì ti consiglia  vedi Web Store -  non vi anticipo nulla perchè il prossimo mese di Aprile vi voglio lasciare letteralmente a bocca aperta con un tema e relative proposte davvero incantevoli!


La seconda la definirei "ricerca di suggestioni" e qui mi riallaccio al to jump on a bench di prima.


A Roma infatti questo we ci sarà il circo più famoso del mondo: il Cirque du Soleil con lo spettacolo Saltimbanco-  progettista Franco Dragone- che è stato il primo show, datato 1992, ad essere costruito partendo da un tema centrale che segue l’intero spettacolo.
Il circo mi ha sempre messo una tristezza infinita, non potendo sopportare la strumentalizzazione degli animali coinvolti, ma il Cirque du Soleil, bè... è tutta un'altra storia che se vi va vi racconto brevemente:

Nasce a Montreal, in Canada, nel 1984, ad opera del ventitreenne mangiatore di fuoco Guy Laliberté, con l’obiettivo di essere un circo mirabolante che non dovesse ricorrere all’uso degli animali ma che piuttosto si fondasse sull’abilità creativa ed artistica dei soli essere umani. Nel 1979 due amici di Laliberté aprirono una sorta di hotel per artisti performers. Da qui in seguito nacque l’idea di lavorare con gli stessi artisti ospiti dell’ostello per realizzare un gruppo di saltimbanco ed esibirsi in pubblico.
All’inizio chiesero delle sovvenzioni pubbliche che gli vennero poi riconfermate l’anno successivo. Dopo una serie di fallimenti, più che altro dal punto di vista finanziario, è nel 1984 che inizia “Le Grand Tour du Cirque du Soleil” rigorosamente senza la presenza di animali in pista.

Da questo show in poi inizia il percorso di successo del circo che, grazie anche ai fondi ricevuti nei primi due anni di attività ma soprattutto alla tenacia di Guy Laliberté, è potuto divenire la preziosa realtà artistica di oggi.
Le linee guida per la trasformazione dell’esibizione di artisti da strada in un circo vero e proprio comprendeva l’intera ricostruzione degli show
.

Guy Laliberté e gli altri ideatori volevano che fosse curato ogni minimo dettaglio. Le musiche di ogni spettacolo dovevano essere eseguite da musicisti assolutamente dal vivo. Ogni esibizione doveva partire da una storia sulla quale basarsi e da essa poi prender vita. La non presenza di animali inoltre veniva vista come l’elemento mancante che avrebbe però richiamato maggiormente l’attenzione del pubblico sulle perfomance degli artisti-atleti. E così è stato.
Fu allora che i fondatori si rivolsero definitivamente a Franco Dragone – dopo averlo già interpellato nel 1985 -, direttore di teatro italiano trasferitosi allora a Berlino. Egli impose e gestì le prime linee guida per far sì che le Cirque du Soleil avesse la teatralità tipica della commedia teatrale. La particolarità del circo canadese è infatti quella di non presentare gli artisti come slegati fra un’esibizione e l’altra ma piuttosto di creare un collante con un’unica storia di riferimento attorno alla quale si svolge tutto lo spettacolo. Pertanto ogni show nasce dall’idea di uno o più creatori.



Saltimbanco -from the Italian "saltare in banco", which literally means "to jump on a bench"-explores the urban experience in all its myriad forms: the people who live there, their idiosyncrasies and likenesses, families and groups, the hustle and bustle of the street and the towering heights of skyscrapers. Between whirlwind and lull, prowess and poetry, Saltimbanco takes spectators on an allegorical and acrobatic journey into the heart of the city.
Saltimbanco is a Cirque du Soleil signature show inspired by the urban fabric of the metropolis and its colorful inhabitants. Decidedly baroque in its visual vocabulary, the show's eclectic cast of characters draws spectators into a fanciful, dreamlike world, an imaginary city where diversity is a cause for hope.

Badì
 

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